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Il Castello

48 PictometryGli arieti dei bizantini in omaggio agli Svevi Il Castello di Federico II a Siracusa, poi detto Maniace, viene costruito fra il 1232 e 1240.  Il nome di Castello Maniace deriva da Giorgio Maniace, generale bizantino che nel 1038 riconquista per breve periodo la città dagli Arabi e porta in dono due arieti bronzei ellenistici, che poi vengono posti all’entrata del Castello svevo, che ha impropriamente conservato il nome del condottiero.

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Federico e i maestri arabi I primi documenti sulla sua fondazione sono le lettere che Federico invia il 17 novembre 1239 da Lodi a suoi sottoposti collegati alla costruzione del Castello, nelle quali l’imperatore si compiace per la diligenza con la quale Riccardo da Lentini prepositus aedificiorum segue il castrum nostrum Syracusie e lo rassicura che la sua richiesta pro munitione castroum nostrorum Syracusie et Lentiní quam etiam pro Serracenis et servis nostris necessarium frumentum, ordeum, vinum, caseum, companagium, scarpas et indumenta è stata girata al tesoriere di Messina, il quale provvederà al più presto a fornirlo di tutto l’occorrente. Si noti come l’imperatore usi i termini Serracenis e servis nostris, facendo riferimento agli operai presenti nel cantiere: i Saraceni, “tecnici specializzati” venivano regolarmente stipendiati, mentre i servi no. Nel 1240, quando i castra exempta rientrano sotto la giurisdizione imperiale, il Castello di Siracusa è annoverato fra questi. Si conoscono i nomi di due castellani svevi di Siracusa: Riccardo Vetrani ed il fedelissimo Giovanni Piedilepre, al quale fa riferimento un diploma di Manfredi del 13 agosto l263. Gli arieti per Giovanni Ventimiglia Sotto gli Angioini il Castello diviene patrimonio regio, censito nel 1273 da una commissione di inchiesta che parla di un Castrum Siragusie. La guerra fra gli Angioini e gli Aragonesi per il dominio del Regno vede il Castello opposto a difesa della città. Per quasi tutto il XV secolo il Castello è una prigione. Nel 1448, dopo uno splendido banchetto tenuto nelle sale del Castello, il capitano Giovanni Ventimiglia, fa uccidere tutti i convitati, accusati di tradimento. Per questo prode gesto ottiene dal re Alfonso di Castiglia in dono i due arieti bronzei che ornavano sino a quel giorno il prospetto del Castello. Vittima e carnefice, l’esplosione cambia la natura del castello Alla fine del XVI secolo, nel piano più generale di fortificazione della città, Castello Maniace diventa un punto nodale della cinta muraria, progettata dall’ingegnere militare spagnolo Ferramolino. Nella metà del XVII secolo ulteriori opere fortificate comprendono lavori nel Castello, di non nota entità. Il 5 novembre 1704, una furibonda esplosione avvenuta nella polveriera sconvolge l’edificio. Brani di crociere e blocchi di calcare vengono lanciati nel raggio di diversi chilometri. Negli anni successivi si appresta la ricostruzione, che lascia intatte le parti rovinate dall’esplosione, mentre si creano tamponature per la realizzazione di magazzini. In età napoleonica il Castello rivive con funzioni militari e viene munito di bocche da cannone. Nel 1838, a salvaguardia dei moti che stavano scatenadosi in tutto il regno, i borbonici di Ferdinando vi innalzano una casamatta. Il Castello viene consegnato al Regno di Savoia ed utilizzato fino alla seconda guerra mondiale come deposito di materiale militare. I numeri e la magia La funzione del castello di Maniace era quella di farsi vedere da lontano: primo baluardo della cinta muraria, visibile ai naviganti stranieri coi quali Siracusa entrava in contatto, visibile ai nemici che intendevano attaccare la città, visibile in ogni punto ai cittadini stessi, a memoria della ribellione del 1232 sedata nel sangue e della forza con cui si poteva sedare qualunque altra. La prima considerazione va fatta in riferimento alla struttura geometrica della pianta ed in particolare delle combinazioni di quadrati e circonferenze adottati per la prima volta dall’architettura sveva con precisione matematica. Il quadrato, il numero 4, nel Medioevo era il numero della terra, della chiesa rivelata attraverso le 4 virtù teologiche; per gli orientali 4 erano le sembianze della divinità; per i graci i famosi 4 elementi primordiali facevano capo alla scuola presocratica. Il cerchio è il simbolo della perfezione che ha inizio e fine in sé, per gli orientali è il sole e la vita, presso i greci è il cosmo. A Siracusa è stato usato con insistenza il numero 5 ed il 4; ma il 5 non è altro che la somma di 2 più 3, due numeri primi della serie di Leonardo Fibonacci. E’ la serie dei numeri che dà ordine all’universo e alle arti applicate e lo stesso Federico ebbe diversi contatti con il Fibonacci. I pianeti, simboli del potere Nella pianta del castello di Maniace, leggendo i numeri come simboli, il quadrato rappresenta la terra e il cerchio il sole. La teoria del duo luminaria era stata proposta con particolare veemenza da Innocenzo III, tutore di Federico: il Papa, discendente da Dio, rappresenta il sole che fa brillare la luna, l’imperatore, della propria luce riflessa. E’ evidente però che la volontà di Federico II fosse quella di impersonarsi nel Sole piuttosto che nella luna. Spesso Federico II era stato riproposto il simbolo della corona come i raggi del sole. Questa importante costruzione sveva è un’ulteriore affermazione del potere temporale di Federico II su quello spirituale e temporale assieme della Chiesa. Moschea fortificata? Il problema della pianta di Maniace ha indotto alcuni studiosi a ritenerlo uno dei rarissimi esempi italiani di moschea fortificata, confortati dal fatto che nel sotterraneo sgorga una polla d’acqua dolce – che sarebbe stata usata per le abluzioni obbligatorie dei musulmani – Ma non è accettabile l’ipotesi della volontà di costruire una moschea musulmana a Siracusa, sia per l’assenza di tracce documentali che di una valida motivazione politica. Oltretutto nel castello è possibile ritrovare in una mensola la chiara simbologia dell’aquila staufica. L’aquila è il simbolo latino- germanico dove si fondono il potere sacerdotale, la saggezza giuridica e il valore guerriro espresso nell’aggressività. FONTE: http://www.stupormundi.it/siciliani.html Copyright  ©2002 Carla Delfino

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I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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