La Storia
Un bosco sacro conteso da tutti Città di antichissime origini – il cui nome deriverebbe dall’etrusco luk-eri ovvero “bosco sacro” – Lucera viene citata negli scritti di Aristotele, Cicerone, Cesare e altri ancora. Abitata sin dagli albori della storia, il periodo più memorabile dell’antica città dei Dauni è certamente quello in cui la città si legò alla casa sveva. Prima di allora Lucera era stata dominata dai longobardi, poi conquistata dai francesi e infine era passata ai normanni che l’avevano arricchita notevolmente. L’esperimento dei saraceni Nel 1224 Federico II la scelse per un importante esperimento di carattere etnico dettato da esigenze polito-militari: dopo aver condotto una sanguinosa “operazione di polizia” per sradicare i saraceni dalla Sicilia, l’imperatore fece deportare i superstiti in Puglia. L’esperimento riuscì bene poiché a Lucera i saraceni – 5/6.000 su una popolazione di 35/40.000 – smisero di condurre azioni di guerriglia e ripresero ad esercitare i loro mestieri, confermandosi esperti coltivatori ed allevatori.
La moschea delle guardie del corpo Da nemici, i saraceni si trasformarono in devoti ammiratori di Federico II il quale consentì loro di costruire una moschea e adoperò numerosi provvedimenti a loro favore. La loro nuova fedeltà e la fama di abilissimi arcieri e superbi cavalieri portò l’imperatore a reclutarli tra le proprie guardie del corpo, creando delle truppe speciali.
La Cordova dei Califfi La “Luceria saracenorum” non doveva essere diversa da qualsiasi altra città mussulmana con moschee, fondachi e i caratteristici quartieri della casbah. Fu proprio in questo periodo di splendore culturale e artigianale che la città fu paragonata alla Cordova dei Califfi.
La Città di Santa Maria contro gli infedeli Alla morte di Federico la Lucera mussulmana rimase fedele alla casa sveva, ma nel 1269 i D’Angiò la assediarono e vi condussero una vera e propria pulizia etnica sterminando gli “infedeli mussulmani”: sui resti della moschea, in ricordo della vittoria, fecero erigere la cattedrale e il suo nome fu mutato in “Città di Santa Maria”.
La chiave della Puglia In seguito, Lucera fu ancora teatro di aspre lotte tra Francesi e Spagnoli e cadde anche sotto il dominio borbonico, mantenendo fino all’avvento di Napoleone il ruolo di capoluogo della Capitanata e del Contado del Molise. Dopo il declino nel XIX secolo, la città conobbe una rifioritura dell’industria, delle colture e della zootecnia a cavallo tra ’800 e ’900. Attualmente Lucera ha il titolo di Città d’Arte e, data la sua posizione strategica, conserva l’appellativo di “Chiave di Puglia”. Fonte: www.wikipedia.it