Tra lo Jonio e l’Adriatico A metà strada fra il mar Jonio e l’Adriatico, la sua collocazione strategica le ha conferito sin dall’età preistorica uno sviluppo ed un ruolo crescenti, facendone un punto di confluenze e di scambi economici, commerciali e culturali. Genti diverse, quasi ininterrottamente, hanno abitato dal periodo neolitico il suo territorio, lasciando significative tracce del loro passaggio ed approdando in età bizantina ad una compiuta forma urbana nell’attuale sito della città.
Gioie sparse per il colle Il suo nome deriva forse da Joha, riduzione del cognome di una famiglia bizantina presente in questi luoghi in età medioevale. Ma ci sono molte opinioni sull’origine del nome, fra queste la leggenda che vede protagonista la principessa Bianca Lancia la quale, prima di essere rinchiusa da Federico che la sospettava di infedeltà, perdette tutti i suoi gioielli nel castello per non ritrovarli mai più: Gioia del Colle indicherebbe le gioie della donna sparse per il colle.
Dopo il terremoto, i Normanni Il casale gioiese, sorto tra la fine del IX sec. e l’inizio del X sec. d.C., si sviluppò notevolmente durante la dominazione dei Normanni, subentrati ai Bizantini verso la fine dell’XI sec. Primo feudatario di Gioia fu il conte normanno Riccardo Siniscalco, il quale fece ricostruire gran parte dell’abitato dopo il violento terremoto del 1088, che devastò l’intera Puglia.
Gli svevi sul colle pugliese Distrutta da Guglielmo I di Sicilia detto “il Malo”, Gioia del Colle entrò nell’orbita sveva sotto l’imperatore Enrico VI, padre di Federico II, quando nel 1194 scese dalla sua Germania per riconquistare il regno minacciato dalle truppe pontificie.
In Chiesa, contro gli Angioini Sotto gli Angioini, la popolazione gioiese e in generale quella pugliese, già economicamente dissanguate dalle continue guerre del periodo svevo, furono gravate da un numero cospicuo di tasse, collette, decime, balzelli e donativi. Erano in molti coloro che preferivano affidarsi alla Chiesa per godere dell’esenzione dalle molte e gravose contribuzioni. Questo espediente inoltre permetteva in alcuni casi di non prestare il servizio militare e poneva al riparo dall’essere perseguitati dalle magistrature laiche. Fu principato di Taranto e feudo dei principi De Mari di Acquaviva delle Fonti fino all’abolizione delle feudalità. Fonti: www.wikipedia.it www.gioialive.it