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La Storia

l motto “Et aperuit coenam”  (Ed aprì la cena), Motto della Città di Apricena attribuito a Federico II Il nome Apricena deriva dal latino Apri coena e significa cena di cinghiale: si narra infatti che l’imperatore Federico II ivi decise di far intavolare un ricco banchetto a base di carne di un enorme cinghiale da lui cacciato nei boschi circostanti. 

La cena imperiale “L’enorme cinghiale trafitto dalla freccia dell’augusto imperatore, troneggiava, fumante alquanto, sul desco lungo ornato, per la cerimonia famosa e di lì a poco, consacrava con il suo sacrificio i natali della città…! E caprioli e fagiani arrostiti in intingoli fortemente aromatizzati, con pepe, garofano, cannelle e zenzero; e le anguille delle piscarie di Alesinae fumiganti sugli spiedi, serviti in un letto di erbe di campo, con lampascioni e ravanelli in bella vista… arricchivano la mensa! Sull’ampia tavola, nei tinelli centrali, galleggiavano le bianche bufaline delle terremare nell’alveo del Fortore a Ripalta e le mozzarelle dei pascoli delle colline erbose di Fiorentino e Dragonara al limes; pur occhieggiavano le verdi olive delle colline di “Morsica” e “San Trifone”. Le bionde piramidi di arance di Rodi e Vico troneggiavano in uno alle cascate di uva bianca e nera del Casone di San Severo e alle corpose castagne dei boschi a piè di monte, in su verso “Crastate”, della “Foresta” o di “Castelluccia” sull’alto monte; si alternavano a quella specie di insoliti “globi terracquei”, disposti qua e là, dei “meloni di pane” di Apricena, i “brutti e belli”, dal cuore rosa tenue e dalla corteccia verde arabescata nei grandi spicchi, che alitavano il profumo quasi afrodisiaco, intenso, degli ortivi nelle masserie della “Mezzana delle Querce” e delle “Quattro Porte” nel “Piano delle Poste”, prima di salire verso il Sacro Monte per le giogaie di Voltapianezza e di Stignano. 
La notte tardava a morire!”

Le origini Il nome originario pare fosse “Procina” derivante da “porcile”, ma Apricena fu uno dei luoghi di Capitanata tra i favoriti dell’imperatore Federico II di Svevia e per merito del Puer Apuliae – che era solito cacciare e soggiornare in questo ameno sito – il nome fu mutato in “Apricena”, da “aper” (cinghiale), in riferimento a una lauta cena a base di cinghiale organizzata in suo onore; la data dello storico evento che decretò la nascita del paese è riferibile al 1225. Apricena ha però origini più antiche; sin dall’VIII secolo, infatti, fu dimora di Schiavoni ed Albanesi. La città fu anche colonia di mercenari saraceni, fedeli sudditi di Federico II, che concesse loro particolari privilegi.

Le vicissitudini Nel 1304 Apricena divenne feudo del vescovo di Lucera; contesa da Aragonesi, Francesi e Spagnoli, passò di signoria in signoria fino a quando, con la proclamazione del regno d’Italia, ottenne l’indipendenza. Numerose tracce del passato sono state cancellate dai frequenti terremoti che nei secoli hanno scosso l’intera zona. Sopravvive tuttavia il Palazzo Baronale che ha incorporato al suo interno i resti del Casale eretto per Federico II. Interessanti appaiono inoltre i ruderi di Castel Pagano, antica rocca saracena situata nei pressi della città.

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I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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