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Il Castello

La prima volta Federico II non visitò mai la domus che aveva fatto creare a Fiorentino su un preesistente castello normanno, salvo che una volta: nel 1250, quando era in pieno svolgimento la lotta contro il papa e i comuni settentrionali e i suoi eserciti cominciavano a prevalere. All’inizio di dicembre, mentre era nella sua domus invernale di Foggia, decise di andare a caccia nelle campagne della Capitanata dove fu colpito dalla febbre e fu costretto a fermarsi a Castelfiorentino, nella domus che avrebbe dunque visitato per la prima volta.

Sub fiore Inizialmente non fece molto caso al nome del luogo dove si trovava anche perché  veniva spesso colto da perdita di conoscenza. In uno dei rari momenti di lucidità, aveva appreso di trovarsi nella sua Domus di Fiorentino e che il suo letto era stato collocato contro una porta murata da cui, tempo addietro, si accedeva ad una delle torri del castello. Gli fu detto che i battenti della porta erano in ferro. Nell’apprendere ciò alla mente di Federico sovvenne immediatamente la profezia dell’astrologo di corte Michele Scoto, secondo il quale sarebbe “appassito” in una città “sub fiore”, vicino a una porta di ferro. La leggenda ricorda anche come l’imperatore, desiderando l’immortalità, avesse sempre evitato accuratamente di recarsi a Firenze.

L’ultimo respiro del Puer Apuliae Federico II capì che il suo destino lo aveva chiamato a morire nella sua amatissima Puglia e quindi chiamò a sé i grandi dignitari del Regno, dettò testamento, si fece impartire l’assoluzione di tutti i suoi peccati, indossò l’umile saio grigio dei cistercensi e spirò alla presenza dell’arcivescovo di Palermo, Berardo, del gran giustiziere della Magna Curia, Riccardo di Montenero, del figlio Manfredi, allora diciottenne, di Pietro Ruffo, che dirigeva le scuderie imperiali, di Riccardo, conte di Caserta e genero dell’imperatore, e del medico Giovanni da Procida. Il suo corpo fu trasportato nella cattedrale di Palermo, le sue viscere a Foggia.

Per mano di Manfredi? A proposito della morte dell’imperatore, l’Historia Sicula dell’Anonimo Vaticano racconta invece che l’imperatore, andato a caccia con il falcone, stuprò una donna in una chiesa, sotto l’immagine della Vergine: punito con la dissenteria, fu portato a Castelfiorentino, dove Manfredi lo soffocò con un cuscino. 

La domus interrata Oggi, dell’antica domus che ha ispirato tante leggende non resta che una volta a crociera ogivale e un tratto delle murature. Solo la foto aerea permette di leggere tra i cumuli di macerie la sua forma rettangolare non perfetta e il perimetro di una torre quadrata; dagli scavi archeologici  emerge che l’interno era formato da due grandi ambienti dotati ciascuno di un camino e pavimentati in cotto con mattoni a spina di pesce. Frammenti di capitelli, di colonne e di pilastri, di cornicioni e di vetrate policrome testimoniano la ricchezza della decorazione interna della residenza imperiale. Di tanta opulenza poco è rimasto perché il palazzo è stato in seguito usato usato come cava di pietre. Fonti: www.treccani.it “La via dei canti” di Angelo Lucano Larotonda

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La Storia

castelfiorentino02Dove un tempo sorgeva Fiorentino A pochi chilometri da Torremaggiore, sull’estremo versante ovest di una collina detta dello Sterparone, sorgeva un tempo il paese di Fiorentino, borgo bizantino di frontiera che fu sede vescovile, contea normanna e appartenne al demanio svevo prima di essere infeudata dagli Angioini.

L’antica cittadella Non lo si direbbe, a guardare ciò che ne rimane, ma recenti scavi archeologici hanno dimostrato che lì dove oggi resistono i resti di un’antica domus federiciana, sorgeva un tempo una cittadella importante, con una cattedrale, una zona urbana e, nella parte ovest, il “Palatium” dell’Imperatore.

Quel 13 dicembre del 1250 Neppure si direbbe che in questo paesino scomparso abbia esalato il suo ultimo respiro uno dei più grandi imperatori del Medioevo: lui era Federico II e qui si spense il 13 dicembre 1250 a soli 56 anni. A Fiorentino l’imperatore svevo aveva fatto ampliare e rafforzare l’antico castello normanno: non trovandolo particolarmente interessante a fini difensivi, non lo inserì nel sistema castellare ma in quello delle domus solaciarum del Tavoliere.

castelfiorentino03L’ultima battuta di caccia dello svevo A Fiorentino l’imperatore svevo si trovava per una battuta di caccia quando fu colto da un violento attacco di dissenteria. Le sue gravi condizioni non gli permisero di rientrare nella reggia di Foggia e si decise di ricoverarlo a Castel Fiorentino, la più vicina residenza imperiale.

La fedeltà di Fiorentino Il degrado della cittadella iniziò già cinque anni dopo la morte di Federico II quando fu attaccata e distrutta dalle truppe di Papa Alessandro IV perché era rimasta fedele agli Svevi. Stessa sorte toccò agli abitanti di Dragonara, un altro borgo medievale di cui resta solo un castello adibito a usi agricoli: tutti i suoi abitanti si rifugiarono nei pressi del Castrum normanno-svevo, all’ombra dell’abbazia benedettina, insieme agli abitanti di Fiorentino e lì l’abate Leone permise loro di fondare un nuovo borgo, l’odierna cittadina di Torremaggiore.

Gli ultimi Templari Nel 1295 l’abbazia venne donata ai Templari che lì rimasero fino al 1313 quando anch’essi vennero massacrati e iniziò la spoliazione del sito fino alla totale rovina. Tra gli elementi asportati anche la gran lastra di marmo, usata come piano dell’altare maggiore nella Cattedrale di Lucera, che si dice fosse la mensa di Federico.

Sulle tracce degli Svevi Oggi Castel Fiorentino è luogo sacro alla memoria degli Svevi e innumerevoli sono i turisti di lingua tedesca che vi si recano sulle tracce ancora esistenti di Federico II, Manfredi e Corradino. Fonte: “Sito archeologico di Fiorentino (Foggia)” di Alberto Gentile (Copyright ©2002 Alberto Gentile), pubblicato su www.stupormundi.it

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Ricettività

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I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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