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Il Castello

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Abitanti a lavoro In un documento del 1111, Riccardo Senescalco, il figlio del capo normanno Drogone, dichiara di aver costruito a proprie spese il castello di Gioia del Colle; molti storici, però, mettono in dubbio l’attendibilità di questa fonte, concordando tutti sul fatto che la fortificazione restaurata nel 1229 da Federico II di ritorno da una crociata, esistesse già in periodo bizantino. Restaurata a spese degli abitanti del posto che fornirono giornate di lavoro e materiali da costruzione, la fortificazione apparteneva alla tipologia dei “castelli costruiti su collina bassa, circondato dalle case e dalle viuzze”.

Un amore reciproco Federico II amava molto Il castello di Gioia ereditato dai suoi avi normanni. Era qui che si era fermato la prima volta nel Novembre del 1222 per “trattare” il suo matrimonio con Jolanda di Brienne e qui era solito sostare durante gli spostamenti tra la Terra di Capitanata e la Terra d’Otranto. Gli abitanti di Gioia gli avevano sempre manifestato piena fedeltà e lui volle dimostrare loro la sua gratitudine facendo ampliare il castello per farne la sua dimora di riposo e svago.

Bianca Lancia gli fu infedele? Il sito gli era tanto gradito da farlo abitare da Bianca Lancia che qui partorì il figlio prediletto dell’imperatore, Manfredi. Secondo una leggenda che ci è stata tramandata da padre Bonaventura da Lama e ripresa dallo storico Pantaleo, durante la gravidanza Federico sospettò l’amante di infedeltà e la fece rinchiudere in una torre del castello di Gioia del Colle.

Il lamento della donna che si tagliò i seni Sulla parete della cella nella quale fu rinchiusa Bianca Lancia sono scolpite delle forme che secondo la leggenda dovrebbero rappresentare i seni che Bianca Lancia si tagliò per il dolore di una tale umiliazione e che inviò all’imperatore su di un vassoio assieme al neonato. Da quel giorno, ogni notte, nella torre del castello detta ora Torre dell’Imperatrice si ode il suo flebile lamento.

Gli ultimi giorni da Imperatrice Trattandosi di una leggenda, le versioni sono assai diverse. Mentre padre Bonaventura riferisce del suicidio della donna, altri sostengono che nel 1246 Federico — nel frattempo vedovo della terza moglie Isabella — si trasferì da Foggia al castello di Gioia del Colle dove trovò l’amante assai sofferente. La donna gli chiese allora di legittimare i tre figli nati dal loro amore, unendosi a lei con un regolare matrimonio celebrato poco prima della sua morte: cosa che avvenne e che consentì a Bianca di essere per pochi giorni un’imperatrice.

Sale e corti L’accesso alla Torre dell’Imperatrice era dalla Sala del Gineceo dov’era presente una scala. Da visitare anche la sala del Caminetto rinascimentale, illuminata dalla splendida trifora e la sala rinascimentale, a cui si accede dalla primitiva porta del donjon, con l’armoniosa volta quattrocentesca. Di pianta quadrangolare, i quattro lati del castello sono rivolti ai quattro punti cardinali. All’interno, a piano terra, varcato il maestoso androne ovest, si entra nella vasta ed armoniosa corte, su cui si affaccia la sala del forno monumentale.

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L’ultima sosta di Federico II Un elegante scalone (rimarchevoli le losanghe raffiguranti scene zoomorfe) consente l’accesso alle sale del piano superiore, tra cui spicca la fascinosa sala del Trono, annunciato dall’arco trionfale e caratterizzato da spiccati elementi decorativi arabi e dal motivo dei falchetti affrontati. Qui nel dicembre del 1250 sostò la salma di Federico II, in viaggio da Foggia verso Palermo per riposare in eterno nel sarcofago già pronto nel Duomo, accanto alla moglie Costanza. Quella sera del 28 Dicembre 1250 centinaia di fiaccole illuminavano il castello e facevano luccicare le armature dei cavalieri saraceni allineati lungo il percorso che dal portale d’ingresso portava alla sala del trono.

Accoglienza trionfale alla regina di Napoli Con gli angioini, il castello fu concesso da re Carlo I al consigliere Jean de Clary; venuti gli aragonesi, l’edificio divenne dimora gentilizia degli Acquaviva d’Aragona fino al 1614. Intanto, nel 1497, la corte era stata teatro delle accoglienze trionfali tributate ad Isabella del Balzo Orsini, regina di Napoli, dalle popolazioni schiavone insediatesi a Gioia nella seconda metà del Quattrocento. Successivamente il castello fu abitato dai De Mari e da Maria Emanuela Caracciolo.

Erode e Gesù nel castello federiciano Negli anni, ’60, alcune sale del castello furono scelte come location cinemtografica da Pier Paolo Pasolini che qui girò alcune scene del film “Il Vangelo secondo Matteo” e divennero la reggia di Erode e il tempio dal quale Gesù cacciò i farisei. Oggi gli ambienti ad est ospitano il Museo Archeologico Nazionale, che raccoglie i reperti rinvenuti nella zona archeologica di Monte Sannace. Fonti: www.wikipedia.it La via dei canti di Angelo Lucano Larotonda

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La Storia

Tra lo Jonio e l’Adriatico A metà strada fra il mar Jonio e l’Adriatico, la sua collocazione strategica le  ha conferito  sin dall’età preistorica uno sviluppo ed un ruolo crescenti, facendone un punto di confluenze e di scambi  economici, commerciali e culturali. Genti diverse, quasi ininterrottamente, hanno abitato dal periodo neolitico il suo territorio, lasciando significative tracce del loro passaggio ed approdando in età bizantina ad una compiuta forma urbana nell’attuale sito della città.

Gioie sparse per il colle Il suo nome deriva forse da Joha, riduzione del cognome di una famiglia bizantina presente in questi luoghi in età medioevale. Ma ci sono molte opinioni sull’origine del nome, fra queste la leggenda che vede protagonista la principessa Bianca Lancia la quale, prima di essere rinchiusa da Federico che la sospettava di infedeltà, perdette tutti i suoi gioielli nel castello per non ritrovarli mai più: Gioia del Colle indicherebbe le gioie della donna sparse per il colle.

Dopo il terremoto, i Normanni Il casale gioiese, sorto tra la fine del IX sec. e l’inizio del X sec. d.C., si sviluppò notevolmente durante la dominazione dei Normanni, subentrati ai Bizantini verso la fine dell’XI sec. Primo feudatario di Gioia fu il conte normanno Riccardo Siniscalco, il quale fece ricostruire gran parte dell’abitato dopo il violento terremoto del 1088, che devastò l’intera Puglia.

Gli svevi sul colle pugliese Distrutta da Guglielmo I di Sicilia detto “il Malo”, Gioia del Colle entrò nell’orbita sveva sotto l’imperatore Enrico VI, padre di Federico II, quando nel 1194 scese dalla sua Germania per riconquistare il regno minacciato dalle truppe pontificie.

In Chiesa, contro gli Angioini Sotto gli Angioini, la popolazione gioiese e in generale quella pugliese, già economicamente dissanguate dalle continue guerre del periodo svevo, furono gravate da un numero cospicuo di tasse, collette, decime, balzelli e donativi. Erano in molti coloro che preferivano affidarsi alla Chiesa per godere dell’esenzione dalle molte e gravose contribuzioni. Questo espediente inoltre permetteva in alcuni casi di non prestare il servizio militare e poneva al riparo dall’essere perseguitati dalle magistrature laiche. Fu principato di Taranto e feudo dei principi De Mari di Acquaviva delle Fonti fino all’abolizione delle feudalità. Fonti: www.wikipedia.it www.gioialive.it

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Ricettività

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I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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