Il Castello
La pietra dell’incudine Il castello di Roseto Capo Spulico si eleva in incomparabile posizione paesaggistica, su uno scoglio leggermente rialzato al di sopra della rena circostante, in contemplazione delle acque chiare del mar Ionio. Proprio di fronte, in mare, si innalza una roccia dalla forma singolare, chiamata fungo del castello o “pietra dell’incudine”. San Vitale da Castronuovo e la fede di pietra Il Castello di Roseto Capo Spulico, saldamente arroccato sulla scogliera, risale al X secolo. Come ricorda San Vitale da Castronuovo: è sulla “Petrae Roseti” che il Santo avrebbe fondato un monastero. Sui ruderi dell’edificio sacro è sorto il “Castrum Petrae Roseti” nel secolo XI ad opera dei Normanni.
Roseto tra i possedimenti prediletti di Federico A quel tempo il castello segnava il confine tra i possedimenti di Roberto il Guiscardo ed il fratello Ruggero II, padre di Costanza d’Altavilla, erede del Regno di Sicilia e madre di Federico II Hoheustaufen. Nel XIII secolo (1229), già Tempio dell’Ordine, fu requisito da Federico II ai Cavalieri Templari, per ritorsione al loro tradimento, durante la VI crociata in Terra Santa (1228). Fu restaurato e riadattato a fortilizio militare; infatti dai Registri angioini si conosce l’entità della guarnigione assegnata alla fortezza che nel 1275 è composta dal castellano, uno scudiero e da dodici guardie. Lo stesso Federico, a cui il Castello stava molto a cuore, nel proprio testamento, per come riportato nel “Da Monumenta Germaniae Historia, Legu, Sectio IV: Tomus II, n. 274″ assegnò il territorio di Porta Roseti al figlio naturale Manfredi mentre tutti i castelli e soprattutto il “templare Petrae Roseti” ai figli legittimi i quali saranno anche Re di Gerusalemme”. All’epoca dell’Hoenstaufen il castello era decorato da magnifiche pitture, presumibilmente di carattere profano, che oggi sono purtroppo scomparse. Un documento duecentesco ricorda in effetti come, in un suo mandato, l’imperatore svevo caldeggiasse un intervento conservativo, volto a scongiurare i pericoli derivanti alle parti in legno e ai dipinti dalle infiltrazioni di pioggia. Lo spirito di Federico e dei templari è vivo ancora oggi nelle pietre del castello Oggi, dopo accurate opere di restauro da parte della società proprietaria, risplende come classico esempio di architettura federiciana di derivazione templare. L’ampio cortile cinto da mura merlate è chiuso da un arco che porta stemmi alchemico-templari come la “Rosa”, e i “Gigli” che fanno del “Castrum Petrae Roseti” un Tempio dell’Ordine. Sulla sua derivazione da modelli templari alchemico-esoterici si è affacciata una recente ipotesi, che ne farebbe derivare le forme dal Tempio di Gerusalemme. Inoltre, sempre secondo questi ultimi studi, vi sarebbe stata addirittura custodita la Sacra Sindone, episodio da correlare a tutta una serie di simboli templari e rosacrociani sparsi qua e là per il castello.
La struttura castellare La conformazione castellare della fortificazione di Roseto Capo Spulico si imposta su una pianta trapezoidale irregolare, che segue l’andamento dello strato litologico sottostante e lascia riconoscere le sue parti più antiche nella più alta delle torri. L’architettura generale è apparentemente imperniata sulla mole di un mastio quadrangolare, a cui si addossa un corpo di fabbrica di fattura piuttosto articolata e complessa. L’ingresso è ricavato nella muratura di una cortina circolare con apparato a sporgere, mentre una torretta quadrata sul lato opposto e una cortina merlata sul versante del mare contribuiscono a completare l’insieme della costruzione. Proprio la presenza dell’apparato a sporgere denuncerebbe dei rimaneggiamenti successivi all’età federiciana, collocabili forse nel periodo della dominazione angioina. Di estremo interesse risultano le rifiniture in calcare ben sagomato delle finestre, che si aprono con i loro eleganti archetti a illuminare l’ombra scura della tessitura muraria. Fonti: icastelli.it/wikipedia/castellofedericiano.it/mondimedievali.net