
Le origini Il borgo antico sorge su uno sperone di arenaria cementata e massiccia. Domina la valle del Ferro, solcata dall’omonimo fiume, una volta noto come fiume Acalandro. L’Acalandro era il confine fra la Siritide e la Sibaritide: la Sibaritide si estendeva dal fiume Trionto all’Acalandro e la Siritide dall’Acalandro al fiume Aciris (Agri). Il timore delle invasioni saracene L’attuale città fortificata venne costruita per difendersi da eventuali invasioni saracene. E’ tristemente nota quella di Abbas Ibn Fadhl, poi sconfitto da Ludovico II, e Niceforo Foca. Un’altra più feroce invasione fu quella di Ibrahim Ibn Ahmed, che mise a ferro e fuoco la Calabria, soprattutto lungo la costa. Giorgio Toscano, nella sua ” Storia di Oriolo ” (1695), probabilmente si riferiva a questo periodo per affermare che le popolazioni della costa, per non essere sterminate dagli infedeli, si ritrassero “sotto lo scoglio” di Oriolo, insediandosi nella contrada Ravita. Poi costruirono abitazioni a più piani… ” che cinsero con mura merlate”. Resti di dette mura erano visibili anni addietro soprattutto a sud ovest delll’attuale Centro Storico. Nel periodo bizantino il consolidamento dello stato, la nuova organizzazione sociale, la ripresa economica, il fervore monastico, recano un rinnovamento profondo e trionfante. La grandezza di Oriolo Intorno all’anno mille Oriolo era già una “civitas” e sede notarile; della grandezza e importanza di Oriolo se ne ha riconferma da una bolla del Papa Alessandro II del 13 Aprile 1068 inviata ad Arnaldo, arcivescovo di Acerenza.Risultano appartenenti alla Sede metropolitica le “città” di Venosa, Montemilone, Potenza,…Gravina, Matera, Tursi… Virolo (Oriolo), con i castelli, pagliai, agglomerati urbani minori, monasteri e cittadini.. Ruggero, Federico e la congiura fallita Nel 1129 Oriolo venne cinto d’assedio e preso da re Ruggero. Con un atto del 24 aprile 1221 Federico II di Svevia donò al convento dei Cistercensi di S. Maria del Sagittario “una grandiosa foresta” nel territorio di Oriolo. Nel 1679 ancora alcuni cittadini di Oriolo corrispondevano il terraggio al cardinale Vidone, Commendatario dell’abbazia del Sagittario. Nel 1246 Oriolo era tenuto in subfeudo da Ruggero De Amicis, come è dichiarato da un protocollo del 10 gennaio 1277. Ruggero De Amicis , ” feudatario di Cerchiara, Albidona, Orioli, … era uno degli alti funzionari siciliani più in vista e fu da ultimo Gran Giustiziere. Partecipò alla congiura contro Federico II insieme a Pandolfo di Fasanella, vicario generale in Toscana, ed ai fratelli Morra. La congiura venne scoperta da Riccardo di Caserta e ai congiurati vennero confiscati i beni. Ruggero morì nel 1248 e, quindi, fu il figlio Corrado ad essere reintegrato nella baronia di Oriolo dopo il perdono di Federico. E’ opportuno ricordare Ruggero De Amicis anche per il suo contributo alla Scuola Siciliana; si scambiava, infatti, versi e ballate con Rinaldo d’Aquino, uno dei maggiori rappresentanti di detta Scuola “fra i più grandi nella corte di Federico”.

Gli Angioini e l’infedeltà Nel 1265 Oriolo era posseduto da Carlo II d’ Angiò. l 3 giugno 1428 Ludovico III ” compatendo i danni subiti dalla Università a causa delle guerre con incendi, distruzione di case, riconoscendo la diminuzione della popolazione per il trasferimento in altri luoghi ” e soprattutto per la fedeltà e la devozione alla corona, concedeva numerosi sgravi fiscali. Il feudo di Oriolo passò poi ai Sanseverino che si macchiarono nuovamente del reato di ribellione ma, “ridotti alla fedeltà”, in data 17 gennaio 1461, supplicarono il re affinchè “si degnasse di fare indulto ad essi, Signori sudditi e vassalli”. Chiesero ancora la riconferma e la nuova concessione delle città, terre e castelli, dei beni burgensatici e feudali. Ferdinando I d’Aragona, detto Ferrante, restituì i beni ai Sanseverino. Dopo l’ennesima congiura, l’imperatore Carlo V, nel 1552, processò e dichiarò fellone Ferdinando Sanseverino, colpevole di “lesa maestà”. Il feudo di Oriolo venne incamerato dalla Regia Camera della Sommaria e poi venduto a Marcello Pignone, presidente della stessa. Fonti: I castelli della provincia di Cosenza: itinerari tra paesaggi castellari di Vincenzo Condino Italia Pontificia,IX,pag. 456;Ughelli (Tomo VII,37);Nigro-”Memorie…sulla città di Tursi” Wikipedia 2013 - Federico Itinerari dello Stupore | Collegati