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Il Castello

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Il padre Il castello di San Marco Argentano risale all’epoca dell’iniziale incastellamento attuato dai Normanni dalla metà dell’XI secolo, e sarebbe quindi da mettere in relazione con la loro conquista del Mezzogiorno d’Italia. La costruzione originaria dell’edificio calabrese viene infatti generalmente ricondotta alla prima generazione castellare degli invasori normanni, e in particolare all’operato di Roberto il Guiscardo. Nominato nel 1059 duca di Puglia e Calabria, il Guiscardo prese a munire “turribus et castellibus” le località che via via sottometteva, come ricorda nella sua cronaca Romualdo Salernitano. Le motte sopra le costruzioni romane, longobarde o bizantine E in effetti fu proprio la dominazione normanna a diffondere nel Sud Italia – un territorio che il Chronicon Vulturnense del monaco Giovanni (1100-1108) definiva di “rara castella” – una maglia complessa di fortificazioni: essendo nettamente inferiore alla popolazione locale, la compagine transalpina era obbligata a premunirsi con l’elevazione di fortezze che, in campagna o ai margini dei centri abitati, servissero a scongiurare le aggressioni e a imporre il nuovo potere. Che risultassero o meno realizzate sui precedenti fortilizi romani, longobardi o bizantini, le forme dei primi castelli furono quelle classiche e sperimentate in Normandia, vale a dire le tipiche “motte” e i donjons. La motta di San marco, vedetta del fiume Fullone e carcere di Federico II E proprio una motta venne elevata a San Marco Argentano sui resti di una struttura romana, con il canonico allestimento di una palizzata in legno che circondò una collinetta fatta di terra di riporto e sormontata da una torre. L’odierno torrione cilindrico, comunemente detto “Torre normanna”, venne in realtà rialzato in epoca tardo-sveva o proto-angioina (se non addirittura nel Trecento), mentre al periodo aragonese apparterrebbe sia la torretta quadrata posta a guardia dell’ingresso, sia l’anello murario che circonda il nucleo centrale del complesso. I rimaneggiamenti e la cura nella conservazione della motta testimoniano in ogni caso l’importanza strategica del fortilizio di San Marco Argentano, che doveva costituire non solo un’ottima vedetta a controllo della valle del fiume Fullone, ma poteva altresì garantire il dominio tattico di uno degli accessi al mar Tirreno. Inoltre, il torrione sarebbe stato utilizzato da Federico II in funzione di prigione, per poi passare di proprietà, in successione, ai Corsini, ai Sanseverino e agli Spinelli. Ancora nel Settecento la motta veniva rimaneggiata e utilizzata come carcere, nonostante i gravi danni sopportati per un terremoto di notevole intensità.

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Il torrione di San Marco Argentano Posto a 496 metri d’altitudine, recintato da un alto muro in pietra, l’imponenza del torrione cilindrico di San Marco Argentano è data da un’altezza di 22 metri e da un diametro di 14. All’apice della torre risaltano 66 mensoloni lapidei di forma triangolare, mentre internamente l’edificio è diviso in cinque piani, sui quali si distribuiscono ampie sale di forma circolare. Fra i vari ambienti si sviluppa una scala di forma elicoidale, che ne consente il raccordo. In cima a una siffatta collinetta sorgeva una torre, generalmente quadrangolare e per lo più costruita in legno: serviva per il controllo del territorio, e oltre a un presidio armato poteva contenere al primo piano degli spazi abitativi, e al pianterreno il deposito e la dispensa. Vi si accedeva tramite un ponticello mobile, che connetteva l’apice del castelletto con la bassa corte, uno spiazzo il più delle volte circolare, cinto da una palizzata in cui si assiepavano gli edifici utili alla comunità rurale: l’aula per le attività amministrative, la cappella per il culto, le abitazioni dei villici, il fienile, la stalla e i vari laboratori artigiani.

Dal legno alla pietra, tecnologie per contrastare i nemici Le motte, caratteristiche montagnole turrite, erano tanto comode da mettere in piedi, quanto facili da spianare e azzerare: il fuoco poteva effettivamente mangiarsi in un batter d’occhio tutto quanto, mentre le macchine ossidionali diventavano di giorno in giorno più sofisticate ed efficaci. E allora, per elevare fortilizi si prese a guardare con maggiore insistenza ai modelli fatti in pietra. Ecco perché il castello di San Marco Argentano è stato rivestito nel corso dei secoli da una più solida apparecchiatura litica, che al grosso torrione centrale ha aggiunto in epoca aragonese una cerchia muraria e la torretta che ne presidia l’ingresso. Fonti: mondimedievali.net/wikipedia.it/comune.sanmarcoargentano.cs.it 2013 - Federico Itinerari dello Stupore | Collegati

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Ricettività

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La Storia

SanMarcoPanoramaOrigini Poco distante dalle coste tirreniche della Calabria settentrionale s’incontra San Marco Argentano, antico centro custode di un grande patrimonio culturale e storico. Il borgo attuale è di fondazione normanna ma San Marco Argentano è ritenuta l’erede dell’antica Argentanum, città dei Bruzi (IV sec. a.C.) citata da Tito Livio. In realtà la sua esistenza è documentata già a partire dall’VIII secolo a.C. con il nome di Argyros quando fu un centro minerario per l’estrazione dell’argento. Passata sotto il dominio dei Bruzi nel IV secolo a.C. con il nome di Argyrano, la città divenne fiera avversaria dei Romani ai quali dovette soccombere nel secolo successivo. I Lucani infatti s’unirono nella campagna di conquista della ricca città magnogreca di Thurii (282 a.C.) la quale però chiese l’aiuto di Roma che aveva già mire espansionistiche nel Sud Italia. Allo scoppiare delle Guerra Puniche Argentanum, come altri centri del Meridione, non ebbe dubbi sulla parte da sostenere e, durante la Seconda Guerra Punica, sostenne il generale cartaginese Annibale condividendone la storia. L’epoca cristiana è segnata dal passaggio dell’apostolo Marco e dal martirio di Senatore, Viatore, Cassiodoro e della loro madre Dominata, secondo la tradizione e il racconto di una Passio bizantina del X secolo. La chiesa del Loco Santo e le reliquie custodite nella Cattedrale ne perpetuano il ricordo e la fede. Da Argentanum la fuga a San Marco In seguito alla guerra greco-gotica (535-553) divenne bizantina e successivamente longobarda (VII sec.). Attraversò un periodo di decadimento aggravato dalle continue scorrerie di Saraceni (IX sec.) che spinsero gli abitanti a rifugiarsi più in alto fondando San Marco (969), in onore dell’apostolo. Il guiscardo e le sue costruzioni Quando Roberto il Guiscardo la conquistò nel 1048 ne fece una fortezza strategica nella conquista della Calabria. Decise l’ampliamento del castello il quale risultava già costruito sulle rovine di una fortezza d’epoca romana, fece erigere le mura difensive e la Cattedrale (XI sec.). L’accesso al paese era possibile fino all’Ottocento solo dalla Pie’ la Silica che si arrampicava dalla valle del Fullone all’area dove si erge il Duomo. Solo dopo la costruzione della strada cosiddetta militare, che congiungeva Castrovillari con San Fili, la città si aprì ai traffici commerciali con i centri vicini, modificando il proprio assetto urbano che si sviluppò lungo le nuove arterie. La presenza di vari monumenti, chiese, palazzi e blasoni gentilizi è all’origine degli appellativi che ancora connotano questa antica città, definita ancora oggi “normanna” o “dei nobili”. San Marco, città normanna per eccellenza E San Marco può ben fregiarsi del titolo città normanna, perché non solo essa fu ripopolata, fortificata e resa in pratica una piccola “capitale” nella Calabria del nord da Roberto il Guiscardo, nel 1050, ma i suoi feudatari successivi furono tutti Normanni, dall’ XI al XVII secolo, tranne forse una parentesi nel periodo Svevo. La dinastia reale normanna termina, come è noto, alla fine del XII secolo quando subentrano gli Svevi. Durante il regno della dinastia sveva sappiamo – da un documento conservato nell’archivio dell’ordine monastico florense – che nel 1218 era conte di San Marco tale Raynaldo de Guasto, affiancato dalla contessa Agnese, sua moglie, e da Pietro, suo figlio. Raynaldo era anche Capitano e Giustiziere di Calabria e Val di Crati, e pure lui era probabilmente di origine normanna. Si passa poi al 1298, quando divenne Signore di San Marco Ruggero di Sangineto; la Signoria dei Sangineto su San Marco termina nel 1342, quando l’ultima erede di questo ramo del casato, Bionda Sangineto, sposa un altro nobile di sangue normanno, Roberto Sanseverino conte di Terlizzi. Attorno al 1400 troviamo che San Marco è stato elevato al rango di ducato e che il suo 1º duca è Ruggero Sanseverino, dal quale poi discenderanno i potentissimi principi di Bisignano, che però non abbandoneranno mai il ducato di San Marco. I Sanseverino di Bisignano erano di discendenza normanna e terranno il ducato di San Marco fino al 1606, anno della morte di Nicolò Bernardino. Dopo di lui il vasto Stato feudale dei principi di Bisignano verrà smembrato e suddiviso tra vari eredi.

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L’età contemporanea Oggi il centro storico si presenta con l’originaria struttura feudale, lungo la dorsale del percorso che unisce il Duomo e la torre normanna. La parte occidentale, più antica e popolata, è nascosta alla vista, l’altra più esposta e più prossima alla torre coincideva con l’antico quartiere ebraico della Giudeca. Dopo la sua unificazione al Regno d’Italia (1861) il centro assunse il nome attuale di San Marco Argentano (1862).

I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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