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Il Castello

36 -G CastelliUn Castelluccio sullo sperone Su uno sperone roccioso che domina la pianura nelle vicinanze del fiume Gela, si eleva il Castelluccio antico fortilizio, che ospitò anche Federico II. Le ampie pareti sono costellate da feritoie e finestre: le feritoie ci raccontano della sua iniziale funzione difensiva, mentre le eleganti finestre, di cui una con un bell’arco, narrano il successivo utilizzo come regale residenza. Ai confini del monastero La costruzione del “Castelluccio” a difesa dell’abitato si fa risalire alla seconda metà del XII secolo. La menzione più antica del Castelluccio risale al 1143 quando il conte Simone di Butera donò alcune terre all’abate del Monastero di San Nicolò l’Arena di Catania probabilmente come penitenza per alcuni peccati: il Castelluccio viene citato come termine di confine all’estremità orientale dei beni assegnati al monastero. Pietra greca nelle mura del castello medievale Costruito riutilizzando in parte grandi blocchi di calcare bianco e la calcarenite gialla del muro greco di Caposoprano, l’edificio presenta un rigore formale spogliato di ogni indulgenza decorativa che ne esalta la sua concreta funzionalità. Facilmente raggiungibile percorrendo la strada che da Gela porta a Catania, la fortificazione è a pianta rettangolare con mura spesse e due possenti torri situate ai lati: la torre ad ovest presenta ancora i resti di una cisterna e di un sala ancora in parte visibile, mentre nella la torre ad est si può ammirare una cappella scavata nella parete. Una storia di abbandoni e ferite Più volte abbandonato, nel XVI secolo venne sottoposto a lavori di ampliamento bruscamente interrotti da un terremoto che disegnò sul castello una profonda e irreparabile lesione. Nel 1943 subì il bombardamento alleato che provocò danni diffusi all’intero edificio.

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La Storia

Una storia antichissima in tanti nomi E’ una delle più antiche città siciliane e sorge a destra della foce del fiume omonimo. Gela non è l’unico nome col quale la città è stata conosciuta nella storia. Ai tempi dei romani e degli arabi fu anche chiamata “Città delle Colonne” ma per Federico II fu Terranova, nome (mantenuto fino al 1927) che suggerisce l’esistenza di una “Terravecchia” accanto al nuovo insediamento; era il 1233 quando l’imperatore svevo decise di fondare sul sito della Gela greca una nuova città murata, dotandola di castello e porto, in modo da controllare meglio la costa meridionale e sfruttare la vasta pianura per l’agricoltura. Dalle capanne ai templi ellenici Edificata per gran parte coi ruderi della città greca, il territorio di Gela custodisce testimonianze della sua antica storia che risale al Neolitico, quando il territorio era abitato da popolazioni mediterranee che vivevano in capanne costruite in legno, paglia e fango. Nel 689 a.C. Gela fu fondata dai coloni Rodii-Cretesi e ben presto il territorio si arricchì di abitazioni e templi dedicati alle divinità elleniche. Una convention per la pace Grazie all’opera dei suoi tiranni, in breve tempo Gela si affermò come guida per l’unità di tutti i popoli greci della Sicilia e visse un lungo periodo di prosperità e abbondanza di cui si giovò anche Roma la quale, colpita da siccità e carestia, ne conobbe la generosità. Nel 424 a.C. la città fu scelta come sede della prima convention della Sicilia, il congresso della pace convocato per scongiurare il pericolo degli Ateniesi. Dopo aver sconfitto anche l’esercito punico e i Cartaginesi, Gela tornò ad essere prospera e fiorì nel campo delle arti e delle scienze fino a quando i cartaginesi ebbero la meglio e la città fu distrutta. La Terranova di Federico II L’antico splendore della Gela ellenica non doveva essere sconosciuto a Federico II che decise di riedificarla nella parte orientale della collina, scartando la possibilità di riutilizzare il vecchio sito nella parte occidentale, facile preda di incursioni saracene. Gli abitanti, poco alla volta, si trasferirono nella nuova città e la circondarono di mura tutt’ora testimoni di quell’epoca. La città federiciana, inglobata nell’espansione occidentale del 1583, si presenta dall’alto come un rettangolo irregolare caratterizzato da due assi ortogonali (il Corso e la via Bresmes) nel cui punto d’incontro si apre l’ariosa piazza del Duomo. Dall’arrivo degli Angioini allo sbarco anglo-americano Alla morte di Federico II Terranova si dichiarò come “autonomo” e si pose sotto la giurisdizione della Sede Apostolica. In seguito passò agli Angioini. Infeudata durante il XVI secolo, conservò tuttavia le prerogative di città demaniale e attraversò vicende alterne sino al Novecento, secolo in cui, oltre a riprendere l’antico e glorioso toponimo greco, fu al centro dell’attenzione per il primo sbarco alleato anglo-americano (1943) e la scoperta del petrolio (1956).

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Ricettività

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I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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