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Il Castello

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Utilizzato da Federico II durante le sue battute di caccia, il castello normanno-svevo sorge su una collina a 500 metri di altezza. Tradizionalmente si attribuisce la sua costruzione a Drogone d’Altavilla o a suo fratello Umfredo, suo successore, che lo fecero erigere in cima in una posizione utile a tenere sotto controllo una parte della valle del Basento, il Gargano e la Murgia pugliese. Le scuderie regie
In origine aveva forma quadrata ma in seguito l’originale disegno architettonico fu completamente modificato. Oggi un portale con arco a tutto sesto immette in un cortile porticato sul quale si aprono gli ambienti un tempo utilizzati come scuderie regie. Qui venivano anche selezionati i superbi stalloni di razza reale utilizzati durante i fastosi cortei imperiali.

Di fronte all’ingresso, una scalinata esterna consente di salire al primo piano, occupato da una serie di appartamenti che, pur essendo stati risistemati nel corso dei secoli, lasciano a tratti intravedere le antiche coperture con volte a botte. Al secondo piano si trovano invece dei grandi ambienti che denunciano la loro funzione medievale di saloni di rappresentanza. La guarigione del giovane principe Il Castello fu frequentato e divenne molto più celebre soprattutto al tempo del re Manfredi che, nell’estate del 1255, dopo la vittoria conseguita sull’esercito pontificio durante la battaglia di Foggia, vi soggiornò a lungo. Ancora ventitreenne il figlio naturale di Federico II si ritirò qui con il suo seguito per ristorarsi dalle fatiche della guerra. In questo luogo ameno il giovane principe, dapprima si ammalò e fu prossimo alla morte per poi riuscire a ritrovare la salute e la serenità grazie alla salubrità dell’aria.

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La storia

3973637885 c998698924Le sue origini sono connesse a quelle del suo castello (LINK) normanno-svevo, il Palatium Regium, dal quale il paese prese il nome e ne seguì le vicende storiche. Il borgo infatti, si è sviluppato intorno all’XI secolo, proprio a partire dal maniero, con la costruzione delle abitazioni in cui viveva la gente che lavorava per i signori. Il Palazzo dei re Federico II fece restaurare il castello destinandolo a residenza di caccia e di

svago. Palazzo San Gervasio divenne una masseria regia e fu inserita nel sistema di aziende create dall’imperatore nelle terre demaniali e da lui direttamente dipendenti. Nella masseria di Palazzo San Gervasio si producevano cereali e prodotti derivanti dalla pastorizia, questi ultimi immessi anche sul mercato esterno. In più con il sovrano svevo il sito venne promosso a “maristalle”, ovvero fattoria regia per l’allevamento di stalloni, ronzini e puledri destinati alle milizie imperiali e alla corte. Dopo il 1250, alla morte dell’imperatore, il castello è abitato da Manfredi, figlio naturale di Federico II e per pochi anni egli stesso imperatore. Il corso principale del paese è ancor oggi dedicato a lui: secondo l’aneddotica, il sovrano percorreva quella via per recarsi dal Palatium alle scuderie. La marescallia imperiale Subito dopo la morte di Manfredi (1266) il re angioino Carlo I trasformò il tenimento di S. Gervasio in un avamposto difensivo della Basilicata. Alcuni documenti risalenti al 1281 testimoniano come la “marescallia di San Gervasio” fosse la sede delle migliori razze equine, allevate dai sovrani angioini. L’abbondanza di cervi nei territori di Palazzo era tale che nel 1360 vennero spedite a Napoli ben 600 corna per confezionare gli anelli di 3400 archi di balestre. La Regia Difesa divenne feudo nella prima metà del ‘400, durante il regno di Giovanna I d’Angiò, ed ebbe una storia tormentata, con una significativa fase di sviluppo dell’economia locale, particolarmente florida nel XVIII secolo. Si avvicendarono vari feudatari tra cui la contessa Ruffo, il Marchese di Rende, il Marchese Caracciolo di Castellaneta e altri. Lotte per la libertà All’epoca dei moti partenopei il paese aderì piantando l’albero della libertà in piazza e subendone le conseguenze. Molti patrioti furono assassinati e la cittadina saccheggiata e incendiata per rappresaglia. Un annoso contenzioso tra l’ultimo feudatario, De Marinis, e la popolazione, conclusosi nel 1810 a favore del signorotto, causò gravissimi disagi alla popolazione per trent’anni, mettendone in pericolo la sopravvivenza.3974427056 9978c26210

Camillo D’Errico come Federico II Nel 1861 fu eletto sindaco del paese Camillo D’Errico che ricoprì la carica di primo cittadino per trentacinque anni impegnandosi nella realizzazione di importanti opere per la crescita del territorio. D’Errico era un cultore dell’arte e del sapere e nel tempo creò la più grande raccolta d’arte privata del Meridione, con 298 tele del XVII e XVIII secolo, 500 stampe dello stesso periodo e 8.000 volumi della sua biblioteca. Nel testamento egli espresse la volontà che la biblioteca e la pinacoteca fossero lasciati in dono al paese, ma oggi l’importante collezione di dipinti si trova a Matera e Palazzo San Gervasio ne rivendica la restituzione.

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Ricettivita'

Hotel Villa Ester S.S. 168 – KM 30+500 – 85026  – PALAZZO SAN GERVASIO

Ristorante “Il Rifugio” nei pressi del laghetto Santa Giulia

Ristorante Pizzeria ” Latorraca” S.S.168 – 85026  – PALAZZO SAN GERVASIO

Ristorante Pizzeria ” Bar Tango” Via G. Marconi – 85026  – PALAZZO SAN GERVASIO

Pizzeria ” Il Cantuccio” P.le V. d’Errico – 85026  – PALAZZO SAN GERVASIO

Pizzeria ” Mondo Pizza ” P.le V. d’Errico -85026  – PALAZZO SAN GERVASIO

Ristorante Pizzeria ” Dinamic Club ” C.da Marascione – 85026  – PALAZZO SAN GERVASIO

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Manfredi

manfredi01L’erede de facto Manfredi di Hohenstaufen era il figlio prediletto di Federico II, nato dalla relazione extra-coniugale con Bianca Lancia. Cresciuto a Venosa, tra il 1248 e il 1249 sposò Betarice di Savoia. Rimasto vedovo, nel 1259 sposò Elena Ducas, figlia del despota d’Epiro Michele II, dalla cui unione nacquero 5 figli. Nel 1250 Federico II gli lasciò anche il principato di Taranto con altri feudi minori e gli affidò la luogotenenza in Italia, in particolare quella del regno di Sicilia, finché non fosse giunto il fratello legittimo, Corrado IV, che in quel momento era impegnato in Germania. Da Federico II, Manfredi ereditò anche altro, ovvero l’amore per la poesia e per la scienza. Al pari dell’illustre padre, inoltre, il giovane e biondo principe fu colpito dalla scomunica del papa, le cui truppe egli riuscì a sconfiggere nel 1255 in una battaglia presso Foggia. Il cenacolo culturale di Manfredi Dopo la suddetta vittoria, Manfredi, ancora ventitreenne, scelse il castello di Palazzo San Gervasio per rianimarsi dopo le fatiche della guerra. Qui, nonostante i sollazzi della caccia al cinghiale, al cervo e al daino e i refrigeri del bosco vicino, il principe si ammalò, molto probabilmente di broncopolmonite. Essendo infermo e prossimo alla morte riunì a Palazzo San Gervasio tutti i suoi amici in un cenacolo culturale in cui venivano letti libri di filosofia e letteratura. Vi erano il cronista napoletano Niccolò de Jasmilla, Messer Gervasio di Martina, giureconsulto illustre, il conte Manfredo Maletta e i fratelli lancia. Durante la convalescenza egli pregava loro di tenergli compagnia leggendogli il “Liber de pomo sive de morte Aristotilis” per meditare sull’aldilà. Fu proprio qui che Manfredi prese a tradurre dall’ebraico in latino il suddetto libro che un grande saggio arabo  aveva portato con sé dalla Sicilia ai tempi di Federico II. Il principe svevo riacquisterà la salute grazie all’aria salubre e alle acque cristalline di Palazzo San Gervasio. Le ossa mortali alla pioggia e al vento.

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Nel 1263 i Francesi d’Angiò venivano ufficialmente chiamati dal Papa in Italia per una sorta di Crociata contro gli Svevi. La decisiva battaglia di Benevento, avvenne il 26 febbraio 1266; le milizie siciliane e saracene insieme alle tedesche difesero strenuamente il loro re, mentre quelle italiane abbandonarono Manfredi che morì combattendo con disperato valore. Il corpo fu seppellito sul campo di battaglia sotto un mucchio di pietre ma la tomba fu ben presto violata per ordine del Pontefice ed il corpo riesumato fu deposto, quale scomunicato, fuori dai confini dello Stato della Chiesa. “Le sue ossa mortali …or le bagna la pioggia e move il vento”. (Dante, Divina Commedia -Purgatorio, canto III, v. 130)

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Palazzo San Gervasio

Palazzo

Sulla collina dove sorge la cittadina di origine normanna respirerete quell’aria salubre che fu la salvezza di Manfredi, figlio prediletto di Federico II, il quale fu qui in punto di morte in seguito ad una battaglia contro l’esercito pontificio. I palazzesi hanno conservato la memoria di quegli anni, intitolando la via principale del paese al giovane svevo, la stessa che lo conduceva dal Palazzo alle scuderie. Potrete, inoltre, assaporare le fresche acque del posto – apprezzate anche dal bel principe – che un acquedotto lungo quasi 40 km conduceva fino a Canosa di Puglia. Rimane ben poco, invece, delle centinaia di ettari di bosco frequentate da Federico di Svevia durante le sue famose battute di caccia. Il paesaggio, però, non delude i visitatori che si recano nella cittadina di origine normanna che ha legato la sua storia a quella del Palazzo: il castello domina un suggestivo paesaggio molto ampio che si estende tra i rilievi verdeggianti del Vulture e l’altopiano carsico delle Murge.

I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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