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Il Castello

Amendolara castello

Il maniero delle torri L’antico maniero che domina il torrente Straface fu costruito da Roberto il Guiscardo fra il 1034 e il 1038 su una preesistente roccaforte longobarda. A pianta triangolare, si distinse da tutti gli altri per le sue massicce, ampie e maestose torri che si ergono sulle possenti mura. Domus Imperialis La costruzione normanna fu restaurata nel 1239 da Federico II che vi soggiornò per trascorrervi periodi di riposo e lo abitò durante i suoi spostamenti dalla Sicilia alla Puglia e viceversa. Il castello di Amendolara assunse quindi la dignità di “domus imperialis”, prima che fosse costruito quello di Rocca Imperiale.Un bellicoso avamposto Oltre ad accogliere l’imperatore svevo, fu importante stazione per i cavalieri di passaggio, un sicuro rifugio per i monaci basiliani e un punto di riferimento per i crociati che si imbarcavano diretti in Terra Santa. Il castello, nel corso del tempo, ospitò anche altri personaggi come Elena d’Epiro con tutta la Corte di Manfredi.

Amendolara torrespaccata-225x300Testimone di lieti e funesti eventi Maniero inespugnabile esposto a continue lotte, ebbe periodi di pace limitati. Nel 1428 tra le sue mura venne alla luce da una giovane fanciulla appartenente alla servitù del castello, Giulio Pomponio Leto, il grande umanista del rinascimento fondatore dell’accademia romana. Si racconta che la donna, dopo aver partorito, fu trasportata di nascosto, su una lettiga, insieme al neonato, in un’altra casa. Tanta segretezza era dovuta al fatto che padre del neonato non era altro che lo stesso signore del castello, il conte Giovanni Sanseverino. Tra le mura dell’antico maniero si consumarono anche delle vere e proprie tragedie: nelle sue prigioni, sul finire del ’600 vi fu rinchiuso Giulio II Acquaviva Aragona e nello stesso castello vi moriva di veleni suo fratello. Una visita al castello L’attuale aspetto della fortificazione è frutto di vistosi rifacimenti risalenti alla fine del settecento. Parte delle mura e alcune torrette sono state inglobate in abitazioni private; ciò che oggi si può osservare è il ponte di accesso in muratura, che sostituisce il ponte levatoio, il fossato un tempo pieno d’acqua, la torre poligonale e il colonnato aragonese. Al suo interno si può ancora ammirare un trittico in affresco di scuola napoletana risalente alla fine del XIII sec. e raffigurante una crocifissione con S. Giovanni e la Madonna.La chioccia coi pulcini d’oro Il castello non va confuso con la “Pietra del castello”, un grosso affioramento calcareo protagonista di una leggenda che narra che alla mezzanotte del 24 Dicembre di ogni anno, la roccia si apra e mostri al suo interno una chioccia con dodici pulcini d’oro, oggetti preziosi ed una tavola imbandita. Quest’incantesimo durerebbe solo pochi secondi e si racconta di molta gente rimasta imprigionata al suo interno. Sulla sommità della stessa si trovano dei ruderi di epoca non ancora precisata. FONTE: “I castelli della provincia di Cosenza: itinerari tra i paesaggi castellari” di Vincenzo Condino

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I MERAVIGLIOSI CASTELLI DI FEDERICO II DI SVEVIA IN BASILICATA-PUGLIA-CALABRIA-SICILIA

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